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Il suono dei chilometri

Recensione:  Il suono dei chilometri Ne hanno fatta di strada, i Tiromancino. Il loro è un viaggio ricco di sperimentazioni, alla ricerca di un'armonia perfetta tra un sound innovativo e testi che spesso sono poesie a tutti gli effetti. Sin da quando, nel 1989, Federico Zampaglione ha iniziato quest'avventura con compagni di viaggio che si sono avvicendati nel tempo, il leitmotiv della loro musica è stato il calore, che fa partire la mente di chi ascolta per itinerari immaginifici e suggestivi. Il loro virtuosismo a volte sofisticato si combina con un'attenzione speciale alla scelta di parole evocative, di immagini che ci portano lontano. In questa coppia di cd, il gruppo ha voluto ripercorrere con noi le tappe del suo viaggio: "Il suono dei chilometri" è una compilation, e anche qualcosa di più. Insieme alle note "Amore amaro", "I giorni migliori", e "Un altro mare" ritroviamo "Conchiglia", del 1995, brano in cui si sente, in nuce, il tentativo di sperimentare qualcosa di profondamente innovativo, a costo di dissonanze per certi versi cacofoniche; con gli anni e l'esperienza, la voglia di osare si è coniugata con l'armonia, per la gioia del cuore e dell'orecchio dei fan. Numerosi nell'album i brani noti, che hanno accompagnato le esperienze di tanti di noi in questi anni: "Due destini", del 2000, faceva parte della colonna sonora de "Le fate ignoranti", il bel film di Ozpetek; "La descrizione di un attimo", con il tenero video che ha per protagonisti gli ometti di un segnale stradale, ha fatto da sfondo a tante storie d'amore, la cui forza trascinante ci chiama come "il suono di una sirena perduta e lontana". Il protagonista parte per un viaggio che pare senza fine: non resta che guardare il paesaggio e pensare a chi è lontano, immaginarne i gesti e i movimenti anche se gli occhi non possono raggiungerlo. "Strade", dell stesso anno e dello stesso album, è una canzone quasi sussurrata, in cui la voce pare sommersa da un flusso di armonie che rendono le parole indistinguibili al primo ascolto, vaghe come un sogno. La parola chiave, "strade": quelle che percorriamo senza neppure accorgercene, a volte senza neanche viverle davvero. La velocità e le frammentarie immagini di un viaggio "verso un posto nuovo" sono protagoniste di "Muovo le ali di nuovo", in cui il consueto intimismo si sposa con un recitato vicino al rap. "Imparare dal vento", del 2005, racconta la violenza e la potenza della natura, che vorremmo poter fare nostra... tutte le volte che voliamo sulle ali di un aereo e ci pare di non arrivare mai, tutte le volte che ci sentiamo sospesi di fronte a una meta lontana e irraggiungibile.

Il video, pullulante di felini e aquile in lotta, suggerisce che la vita è sfida, una sfida che possiamo vincere: "Torneremo a camminare sulle strade che abbiamo scelto, che a volte fanno male... per avere la pazienza delle onde di andare e venire, ricominciare a fluire". La forza del legame con la natura si fa sentire nel sound tribale e nel video di "Angoli di cielo", ambientato in un parco naturale. Il testo ci invita ad uscire dalla corazza da duri che protegge la parte fragile di noi, facendoci credere che nulla ci tocchi. Ci sono ancora orizzonti azzurri, fantastiche visioni che daranno nuova luce ai nostri occhi. Chi non sa fermarsi e continua a camminare senza pace può sembrare folle a un osservatore esterno: è quello che la gente dice della protagonista di "La descrizione di un attimo". Eppure a volte due persone sono in grado di comprendersi e sentirsi indipendentemente dalle distanze geografiche e temporali, in una dimensione di pensieri che si toccano senza neppure essersi cercati. E la solitudine è rotta dall'incanto, anche se solo per un attimo di folgorazione. Poi, si riparte: sempre alla ricerca, sperando di potersi sfiorare di nuovo. Un treno è protagonista del video di "Nessuna certezza", canzone dal sound sperimentale e dal ritmo sincopato in cui Zampaglione duetta con una splendida Elisa e con Meg dei 99 Posse. Arriviamo così ai giorni nostri, con la tristemente romantica "Un altro mare" e due inediti: "Quasi 40" ci racconta, sotto forma di lettera alla mamma, il bilancio e i sogni di un bel tratto di vita; "Il rubacuori", presentata all'ultimo festival di Sanremo, ci parla di disillusione e scoraggiamento, in un mondo in cui in nome del potere si può rovinare la gente. E' la musica stessa dei Tiromancino ad addolcire in parte le aspre critiche all'aridità della nostra epoca: tanti dei loro brani testimoniano che, nel XXI secolo, la gente ha ancora voglia di credere e sognare. La poesia non è morta!

SteppenWolf




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