L'uomo davanti alle difficoltà che la vita gli sottopone reagisce nel modo più svariato: panico, paura, sgomento e sconfitta sono le reazioni che comunemente si manifestano nella maggior parte di noi, eppure ci sono persone che in situazioni estreme sanno tirare fuori risorse incredibili, proprio quando toccano il fondo ricevono "una spinta" da una forza sconosciuta: un istinto che riesce a svegliare una determinazione, che le porta a superare ostacoli che sembravano impossibili.
Il 27 giugno del 1880 nasce in una cittadina dell'Alabama una bambina, Ellen Keller. La piccola è intelligente e vivace, ma a soli diciannove mesi si ammala: i medici parlano di "un'acuta congestione dello stomaco e del cervello". Probabilmente si tratta di scarlattina o di meningite: all'epoca, i dottori non riescono a fare una diagnosi precisa né a consigliare una cura efficace. La bambina è forte e riesce a sopravvivere; la malattia, però, la rende sorda e cieca. All'improvviso, tra lei e il mondo esterno scende una tenda nera: quando la mamma la tocca e la abbraccia, Helen sente il suo calore; non appena le sue mani smettono di tenerla stretta, però, è come se non ci fosse nessuno nel raggio di mille miglia. La capacità di comunicare, che stava nascendo con le prime paroline, è radicalmente stroncata; la bambina è terrorizzata dal buio e dal silenzio che la circondano, e non ha alcuna possibilità di sentire la comprensione di chi le sta accanto. Non fa che piangere e urlare, rompe qualunque cosa le capiti a tiro. I genitori non sanno più come comportarsi: tra loro e la piccola c'è una cortina di buio e silenzio...
Quasi un secolo più tardi, le famiglie Wetzels e Strzycks conducono una vita tranquilla a Berlino. Nel 1961, però, un muro fisico e tangibile squarcia in due la loro vita e quella della città tutta. Una barriera di cemento armato separa la parte Est, dove loro vivono, da Berlino Ovest e dal resto della Repubblica Democratica Tedesca. Non c'è più l'ombra della libertà, gli spostamenti sono impossibili: è come essere rinchiusi in una gabbia che impedisce di intrattenere reali contatti col resto del mondo. Chiunque tenti di "passare dall'altra parte" rischia la vita: si calcola che più di duecento cittadini della Germania Est siano stati uccisi mentre cercavano di raggiungere l'Ovest. Vengono elaborati addirittura sistemi di sparo automatico che uccidono i fuggitivi senza bisogno di un intervento delle guardie di confine: la carneficina si fa scientifica, asettica, al fine di non lasciare vie di scampo. Eppure, alcuni disperati – o, meglio, coraggiosi – continuano a cercare di scappare. Sfuggire ai controlli è sempre più difficile; ma chi sospetterebbe di alcune persone che si limitano a comprare, periodicamente, qualche pezzo di stoffa? In qualche modo, bisogna pure procurarsi i vestiti! E' così che le famiglie Wetzels e Strzycks iniziano a tessere, letteralmente e metaforicamente, la loro tela: accumulano una quantità di materiale tale da permettere loro di costruire una mongolfiera. Qualcuno scattò loro una foto mentre valicano il muro, ormai liberi, irraggiungibili ed esultanti: spirito d'avventura e coraggio riescono a varcare i limiti imposti dalla ristrettezza di alcune menti umane.
Forse si ispira proprio a questo episodio la cantautrice Nena, che negli anni Ottanta canta in tedesco la sua protesta contro la guerra fredda: nella celebre 99 Luftballons un grande numero di palloncini viaggia verso l'orizzonte, oltre il muro, nonostante la rabbia impotente dei militari.
E' un volo verso la libertà di vivere e di comunicare con il resto del mondo: quella stessa libertà che la piccola Helen Keller cerca di riconquistare, millimetro dopo millimentro. Il suo giovane cuore non si è arreso: con tenacia attende qualcuno che la aiuti a uscire dalla notte che l'ha stretta nella sua morsa. Quando la bambina raggiunge i sei anni, sua madre si rivolge al dottor Alexander Graham Bell, l'inventore del telefono, che per passione e vocazione si occupa dell'insegnamento ai bambini sordi. Col suo aiuto la famiglia trova un'istitutrice per Helen: si tratta della giovane, neodiplomata istitutrice Anne Sullivan. Anche lei ha perduto la vista all'età di cinque anni: solo molto tempo dopo, grazie alla chirurgia, l'ha in parte recuperata. La donna si sente intimamente solidale con Helen ed è determinata a tirarla fuori dal buio.
Il suo intervento è dapprima traumatico per la bambina: con lei la giovane si trasferisce in un cottage, lontano dalla rassicurante presenza dei genitori che con le loro cure eccessive alimentano lo stato di autocommiserazione in cui si trova Helen. E' grazie a una ferrea disciplina e a tentativi pazienti e ripetuti che, gradualmente, qualcosa inizia a cambiare. Dopo un duro lavoro di mesi Anna, mentre bagna una mano della bambina, le scrive sul palmo dell'altra la parola "ACQUA": una delle poche che la piccola sapeva pronunciare prima di ammalarsi. Il miracolo si compie in un momento, come ricordera in seguito la stessa Helen Keller: Io stavo in piedi, immobile, e tutta la mia attenzione era concentrata sui movimenti delle sue (di Anne) dita. Improvvisamente, sentii una vaga consapevolezza, come di un qualcosa di dimenticato, il brivido di un pensiero che stava tornando, e, in qualche modo, il mistero del linguaggio mi si rivelò in pieno."
Da questo momento ha inizio il ritorno al mondo di Helen: la ragazzina imparerà a comunicare, addirittura a parlare e a scrivere in Inglese, Tedesco, Francese, Greco, Latino e Braille; si laurea a ventiquattro anni, magna cum laude, presso il Radcliff College. Avvocato, si batte per i diritti dei disabili e viaggia in tutto il mondo con la sua ormai inseparabile amica Anna, al cui coraggio si ispirano il film e lo spettacolo teatrale Anna dei miracoli.