Lo stile di
Hermann Hesse si distingue per la sua rara capacità di coinvolgere noi giovani permettendo ai nostri pensieri di raggiungere profondità ed altezze a volte insospettate.
La sua analisi del sentimento dell’amicizia, condotta mirabilmente attraverso la storia di Hans e Erwin, rispecchia l’esperienza che in tanti abbiamo la fortuna di fare in anni delicatissimi, cruciali e per certi versi difficili: quelli della nascita di nuovi legami, della fatica e della gioia di vederli crescere, del dolore talvolta inevitabile di perderli. Questo racconto, risalente al 1908, scandaglia con delicatezza e rigore l’esperienzadi chi si affaccia al'età adulta e si trova a decidere cosa fare di sè stesso.
Hans ed Erwin hanno vissuto per anni in una specie di simbiosi, in cui la compenetrazione delle loro personalità pareva portare a un equilibrio perfetto. A un certo punto, però, qualcosa si rompe: Hans ha bisogno di crescere e sente che il legame con Erwin inizia a tirare, come una maglia troppo stretta.
Arriva un momento difficile e penoso: la sua spinta al cambiamento gli impone di cercare altre vie e altri legami. Gli piacerebbe che l’amico lo seguisse, come ha sempre fatto fino ad ora; ma Erwin già da tempo pensa di staccarsi da lui, che sente lontano, diverso da prima e poco coinvolto. Si spezza così il loro legame, che li univa come un’articolazione. L’allentarsi di questo rapporto prima quasi esclusivo consente a entrambi di riflettere sugli anni che hanno condiviso e sulla natura simbiotica della loro amicizia: Erwin, dal carattere più debole e meno formato, tendeva a plasmare la propria esperienza su quella di Hans, dalla personalità più decisa.
Quest’ultimo sente l’esigenza di aprirsi a nuove esperienze che gli dischiudano altre strade. Nasce così la sua amicizia con Heinrich Wirth, che segue un cammino spirituale rigoroso ma affascinante, sulla via del ritiro e della meditazione. Tra i due nasce un rapporto basato sulla condivisione di esperienze ma soprattutto su dialoghi a cuore aperto sui temi che stanno più a cuore ai due ragazzi: la filosofia, la letteratura, la religione. Tutto quanto concorre ad accendere qualche lume sul mistero chiamato vita; ma specialmente le ore passate a parlare creano un filo sottile, delicato e preziosissimo tra due anime in ricerca.
In queste pagine l’amicizia si configura come un cammino verso l’altro e verso l’alto al tempo stesso: nella vita, e nell’adolescenza in particolare, in un amico cerchiamo il riflesso e l’eco della parte migliore di noi; ma anche un compagno di scalate e di scandagli, che ci aiuti a guardare meglio fuori e dentro il nostro spirito. Spesso è tramite i suoi occhi che emerge il sublime nascosto nelle profondità dell’uomo.
Il rischio è che un rapporto così totalizzante limiti l’autonomia e lo sviluppo personale: Hans, prima incagliato nel legame con Erwin, si ritrova poi a ripetere lo stesso copione in quello con Heinrich, che cerca di seguire in una strada che non è la sua. E' lo stesso Heinrich a rendersene conto e a spronarlo a cercare una dimensione che lo soddisfi pienamente: l'autenticità non può esistere, se ci limitiamo a seguire qualcun altro come un'ombra. A un certo punto, dobbiamo deciderci a cercare la nostra personalissima dimensione.
La crescita e la maturità insegneranno ai tre giovani a trovare un loro sudato equilibrio, che li condurrà alla ricerca di sé, per poi sfociare forse nella creazione di una nuova famiglia, o forse nella ricerca strenua e avvincente del vero.
PollyAnna