"Raccontano che Gesù camminò sulle acque: probabilmente surfava...". Con questa battuta un po' dissacrante Ben Harper esprime il suo entusiasmo per il surf, un amore grande quanto quello per la chitarra: la musica e l'acqua sono per lui due modi per "mettersi in viaggio" e imparare la libertà vera.
"Il surf è equilibrio, è concentrazione: entro nell'acqua e libero la mente. Non esistono più cellulare, e-mail, tecnologia... ci siamo solo io e la natura. E'una liberazione dalla nostra vita piena di consumismo. E'come se il corpo riuscisse finalmente a sciogliersi dalle catene del pensiero per entrare in simbiosi con l'ambiente e farti scoprire il lato più profondo e vero di te: arriva una pace totale".
Davanti all'Oceano anche Ben, songwriter geniale come pochi, si sente piccolo piccolo: la violenza dei flutti gli ricorda la fragilità della vita e lui rimane lì, sospeso tra la consapevolezza del pericolo, l'incanto della bellezza e la speranza di veder arrivare l'onda perfetta.
La passione per il surf non è in contrasto con quella per la musica, anzi la completa: il rumore del mare è ritmo puro, come il battere di un cuore. Quello stesso ritmo pulsa nelle sue canzoni: "Suonare la chitarra- dice- è come essere in caduta libera: puoi sperimentare, e solo l'impegno che le dedichi segna la strada del tuo sentire".
La passione per la musica accompagna l'artista dalla nascita e forse anche da prima: è impressa nel DNA della sua famiglia. I suoi nonni possedevano un negozio di strumenti musicali, il Folk Music Center in cui il piccolo Ben, nato nel 1969 a Claremont in California, passava buona parte delle sue giornate di bambino. Il padre suonava la batteria, la madre cantava accompagnandosi con la chitarra. Ben già a sei anni iniziò a strimpellare, a dodici si esibiva davanti a una platea. Si specializzò nell'uso della steel guitar, una chitarra speciale che ancor oggi gli regala grandi emozioni: "All'inizio sperimenti sonorità, nuovi suoni: sei tutto istinto. Col tempo, alla passione e all'impegno si uniscono il metodo e la tecnica".
A ventitre anni, Ben registrò con l'amico e chitarrista folk Tom Freund Pleasure and pain, un LP in edizione limitata che catturò l'attenzione della Virgin Records: la casa discografica lo contattò e pubblicò il suo album di debutto, Welcome to the Cruel Word, che ottenne un buon giudizio dalla critica. Da subito l'artista si dimostrò molto vicino a temi di rilevanza sociale: Like a King parla della discriminazione dei neri d'America, alludendo nel titolo a Martin Luther.
Da questo momento in poi l'artista non smise mai di portare nella musica le proprie convinzioni e le proprie personali battaglie. Il secondo album, Fight for Your Mind, approfondisce il tema della libertà d'espressione, a partire dalla capacità di raccontare emozioni personali, addirittura intime. I due CD successivi, The Will To Live (1997) e Burn To Shine (1999), vengono registrati con l'accompagnamento degli Innocent Criminals, ossimoro che allude polemicamente al sospetto con cui vengono guardati gli afroamenticani: "Negli Stati Uniti- afferma Ben Harper- si presume che tu sia innocente finché non è stata dichiarata la tua colpevolezza. In generale, però, se sei nero non sei necessariamente colpevole, ma sei di certo un innocente criminale: sei un individuo sospetto".
Tra il 1998 e il 2000 le esibizioni dal vivo dell'artista arrivarono al record di duecento concerti all'anno: il meglio dei suoi spettacoli confluì nel 2001 nell'album Live From Mars.
Il sesto album Diamonds On The Inside, del 2003, comprende quattordici brani dalle sonorità varie e poliedriche, il cui filo conduttore è l'infallibile gusto estetico dell'autore. Il suo impegno politico lo spinse nel 2004 a lavorare all'iniziativa Vote For Change, una serie di concerti attraverso gli Stati Uniti a sostegno del democratico John Kerry. Di recente, l'artista non ha fatto certo mancare il proprio appoggio a Barack Obama: la canzone Better Way è stata usata dal candidato democratico nel corso della campagna elettorale. "I believe in a better way: è questo- afferma Ben- che voglio sia scritto sulla mia lapide, quando morirò".
La sua versatilità lo portò a collaborare, nel 2004, con i Blind Boys of Alabama, composto di cantanti gospel ultraottantenni: dai loro tour insieme nacque There Will Be A Light, una splendida sintesi tra la ricchezza dell'antica cultura afroamericana e la musica attuale. La collaborazione culminò nella pubblicazione di Live At The Apollo, tratto dal trionfale concerto tenuto all'Apollo Theater di New York nel 2005.
L'anno seguente uscì il doppio album Both Sides Of The Gun: il titolo si riferisce alla duplice anima della musica di Harper, legato tanto alla dimensione elettrica e rock quanto a quella più folk e acustica. L'autore stesso, però, afferma che queste parole alludono anche a una sua grande sfida: l'obiettivo di "guardare al mondo da due punti di vista. È nero e bianco, israeliano e palestinese. Sopra e sotto, destra e sinistra, giorno e notte. È quello che vedi quando guardi le due facce di una pistola".
Nello stesso anno Harper comincia a ideare insieme agli Innocent Criminals il nuovo disco Lifeline, registrato a Parigi, che esce nel 2007. E'prodotto tramite la registrazione analogica, non quella digitale: secondo Ben essa crea "maggiore calore e profondità attraverso l’utilizzo di tecniche che tanti ritengono sorpassate”.
Recentemente Harper ha inciso Beautiful Boy, una cover di un pezzo di John Lennon, che è entrata a far parte di un CD pubblicato da Amnesty International per aiutare le popolazioni del Darfur. Il messaggio del cantante, liberato tramite le corde di una chitarra o sulle onde di un oceano imbizzarrito, rimane sempre lo stesso: "Un mondo migliore è possibile!"
SteppenWolf