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L'estrema sfida del cuore

Alla mia amica Giuliana è successo per molti anni, e in un certo senso non ne è ancora uscita: guai a toccarle Bryan Adams, il suo cantante preferito. Non si tratta di semplice stima, ma di una vera e propria adorazione: ne custodisce gelosamente ogni singolo album, fa carte false per essere in prima fila ai concerti, sa tutto di lui. Da ragazzina il suo amore era esclusivo: nessun ragazzo poteva sperare di conquistarla, se non condivideva al cento per cento la sua passione. Adesso, che è adulta e ha una solida storia d’amore per una persona comune, Giuliana si lascia scappare un’affermazione compromettente: “Quando è morto Michael Jackson, per un momento ho immaginato che ci fosse Bryan al suo posto. Cosa farei se accadesse una cosa del genere? Non posso nemmeno immaginarlo!” Anche Giorgio, un mio compagno di liceo, è rimasto intrappolato in un amore irrealizzabile. Lui non smaniava per un’icona del mondo dello spettacolo bensì per Gilda, la più algida delle compagne di classe. Più lei lo snobbava, più lui la adorava. Più lei si comportava da essere superiore e inavvicinabile, più lui si trasformava inesorabilmente in una specie di grosso zerbino. “Tu non sei bella, ma sublime, perché provochi dispiacere come gli spettacoli più maestosi della natura”, le scrisse un giorno sul diario. Lei non si degnò mai di rispondere. In compenso, era innamorata follemente di Giacomo Eleonora, una ragazza castana, con occhi azzurri grandi come laghi: per lui, completamente trasparente.

Vi sembrano tutte pazzie? Chi non si è mai innamorato di una persona “impossibile” scagli la prima pietra. Leopardi diceva che noi, pur essendo esseri finiti, tendiamo per natura a un piacere illimitato per estensione e durata, cioè impossibile da raggiungere. La nostra è una tendenza inestinguibile verso l’infinito. Siamo dunque destinati alla sofferenza, come sosteneva il pessimista Giacomo? Sono più propensa a pensare che, in certi periodi della vita, innamorarsi di cose o persone lontane da noi sia una buona palestra per la mente e per le esperienze future. Magari non ci sentiamo pronti a condividere davvero la nostra esistenza con qualcuno di reale: ci consoliamo quindi vagheggiando una storia ideale, perciò utopica. Questa capacità di sognare, che se esasperata ci blocca e non ci porta a nulla, in una certa misura ci aiuta a non dimenticare a cosa possiamo aspirare, a non accontentarci, a capire cosa vogliamo veramente.

“Ho uno splendido ricordo- racconta Gioia- di certe ore passate a sognare, quando l’amore era soltanto un desiderio che non si era mai confrontato con la realtà. Talvolta rimpiango quella capacità di volare con la fantasia, come quella lontana notte di San Lorenzo in cui guardavo le stelle su una distesa d’erba delle colline piemontesi. Di fronte al sogno la quotidianità è per forza deludente? Certamente più difficile, certamente piena di asperità di fronte alle quali la fantasia è ancora, per me, un bellissimo rifugio.”. “Per me- racconta Jean-Michel- è anche una fonte di ispirazione: il sogno è realtà, è una realtà che esiste nella tua mente. Se ci credi abbastanza, puoi farla diventare vera: non si tratta di magia come quella di Pigmalione, ma di una realtà psicologica che tutti abbiamo sperimentato. Se ci credi, puoi... e magari, la vita supererà il sogno per complessità e bellezza”.

Pollyanna