Estate 2009: abbiamo pochi strumenti per saperlo,
ma ci sono popoli che ancora vivono nel terrore.
Paradossalmente pur essendo nell'era della comunicazione globale
si misurano con il contagocce le notizie che riescono a trapelare
attraverso la censura di regime e poi attraverso la distratta
stampa dei nostri paesi. -- la redazione
Urla si sentono dalle strade, stanno di nuovo
picchiando? Uno sparo in lontananza ghiaccia il sangue.
Il cellulare dal pomeriggio non mi prende più
e sono sette giorni che gli sms non funzionano.
Ho saputo che hanno bloccato anche i satelliti,
tutti i contatti con l'estero sono stati abbattuti.
Anche internet è tutta filtrata, qualsiasi cosa
che permetta di comunicare o sia collegata con le notizie
è oscurato: niente facebook, niente youtube, niente cnn e bbc.
Inoltre la velocità è lumaca a 3kbit al secondo su linee
che osano definirsi ADSL. Siamo imprigionati dentro,
nessuno deve sapere. Ogni tanto manca la luce.
E dire che furono i nostri genitori, pieni nel cuore
di tanti ideali, a fare la rivoluzione che ci portò
negli anni a questo incubo.
Dovevo ancora nascere in quell'epoca.
Quante illusioni... quante speranze...
quanta disillusione adesso, quanta amarezza.
Sparano addirittura verso le case da cui si
sentono provenire gli slogan che un tempo
avevano dato forza a tutti durante la rivoluzione.
Ci svegliamo ogni giorno con una stretta allo stomaco
e la paura negli occhi. Non puoi uscire di casa che
rischi un pestaggio, nel caso migliore. Al telefono
devi stare attentissima a quello che dici, perfino
con i tuoi cari, tutte le telefonate sono controllate.
Provo una tale angoscia che mi viene da piangere,
anche se ho visto e sentito cose così sconvolgenti
che non ci riesco quasi più.
Hanno arrestato o ucciso tutti i nostri leader riformisti.
Ci sono miei amici e parenti di cui non ho notizie
da settimane, alcuni erano attivi politicamente:
temo veramente per loro! Saranno ancora vivi? Staranno bene?
Li rivedrò? Domani dove saremo? Che futuro avrà il nostro paese?
A volte mi capita di guardare imbambolata
il muro della mia stanza, il muro della mia
prigione. Quante immagini scorrono davanti
ai miei occhi. Il terrore ed il sangue durante
le ultime manifestazioni in piazza. Impallidisco
al solo ricordo ed inizio a tremare senza
riuscire a fermarmi. Eravamo in tanti, ci facevamo
forza a vicenda, tutti assieme invocavamo il cambiamento,
la compianta libertà. Tanti tanti giovani,
ma anche adulti, anche anziani, anche bambini.
Ad un tratto una scena agghiacciante, dai
manifestanti si separano decine di agenti
in borghese del governo che iniziano a
picchiare e a sparare a bruciapelo. Di fianco
a me cade un ragazzo, avrà avuto 20 anni,
lo vedo ancora a terra esanime, la camicia
insanguinata. Lo sogno ancora tutte le notti,
quando finalmente riesco a prendere sonno,
ma poi mi risveglio di soprassalto.
Perché? Perché? Perché tutto questo?
Come può Dio permettere tutto questo?
Quasi tutte le notti dalle case vicine
si sentono urla, pianti e poi spari che
mozzano il fiato. Con la mano tremante,
caro amico, ti sto scrivendo questo.
Online ho dovuto cambiare il mio nome,
mi sto appoggiando ad un server tedesco che
permette di usare un rompi-filtro speciale
per comunicare con l'esterno. Mi ha spiegato
come fare un amico appassionato di informatica.
E' l'ultimo filo che mi tiene legata alla civiltà,
è l'ultima cosa che mi dà un po' di speranza.
Spero tanto di riuscire a scriverti anche domani.
Pregate tutti per noi.
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