Sin da piccolo ho sempre avuto un'attrazione particolare per tutto quello che era velocità e sfida. Ricordo la prima volta sulle montagne russe: fingevo di non avere nessuna paura e intanto cercavo di sottecchi mia madre tra la folla. Quando salivo mi godevo l'attesa, l'emozione; durante le folli discese, urlare era l'unica via d'uscita per la paura e la tensione. E poi, che bello tornare a terra e sentirmi come ubriaco, fiero di avercela fatta. Era una sfida con gli altri, ma specialmente con me stesso: questo spirito agonistico mi ha portato ben presto a cercare la velocità nelle mie gambe, pedalavo per ore su per le montagne e ogni volta cercavo di macinare qualche chilomentro in più. Non mi permettevo di fermarmi fino a quando non avevo finalmente superato il compagno che consideravo più forte, neanche se la mia milza gridava vendetta. Già allora ero affascinato, però, da quella velocità che supera la potenza dei nostri piedi. Che porta un motore a ruggire, a superare tutti, a volare contro il vento, a macinare chilometri e chilometri. Guardavo le gare con mio padre alla televisione e sognavo. Sognavo a tal punto che un giorno lo convinsi a portarmi a gareggiare sul go- kart. Ragazzi, che scarica di adrenalina! Ricordo le mie mani che sudavano sul volante mentre, proprio come qualche anno prima sulle montagne russe, stringevo i denti perché nessuno si accorgesse che tremavo. Correre davvero, poi: un divertimento totale, unico. Il mondo che girava vorticosamente intorno a me, la voglia di vincere, di superare tutti. Naturalmente quella prima volta non ci riuscii, fu un miracolo se non arrivai ultimo.
Ancora adesso, quando riparo una macchina, quando mi sporco le mani in quegli ingranaggi che benché ormai noti mi sembrano ancora in qualche modo magici e misteriosi, risento quel brivido. Mi sembra che l'odore della benzina, di per sé pungente e malsano, porti con sé traccia di quell'ebbrezza.
D'altra parte, la vita è viaggio. Lo è sin dall'inizio. I poeti lo hanno capito da subito, loro che sono a contatto con l'anima più di noi comuni mortali. L'Odissea non è solo un ritorno, è specialmente un'avventura. Per fortuna Itaca esiste, per fortuna c'è la spinta ideale che mise quell'uomo poliedrico in mare; per fortuna Itaca era lontana e c'erano Circe, Polifemo e le Sirene. Altrimenti Ulisse sarebbe arrivato presto... e che ne sarebbe stato delle sue esperienze? Proprio non me lo vedo, davanti a un caminetto a fumare l'equivalente della nostra pipa scambiando quattro chiacchiere con Penelope. Tant' è vero che, secondo alcune tradizioni, dopo essere arrivato ripartì di nuovo, alla ricerca di un nuovo viaggio. Per mare fino alla morte.
E' quello spirito indomabile che respiro quando sono in un' officina. Non sono io a correre, non ho la possibilità di macinare la strada, di sentire ancora, come quella volta sul go- kart, l'attrito impercettibile delle ruote. Non ho più, se non nella mia mente, la percezione di come da un movimento millimetrico dei miei muscoli, e quindi del volante, dipendano la vittoria, ma anche la mia vita e quella di altri. Ora guido l'auto solo per arrivare da qualche parte e sto bene attento a non confondere le strade con una pista ne va della sicurezza di tutti. Ho scelto di non fare dei motori il mio lavoro, ho preso altre strade. Eppure quando un amico mi chiede di dare un' occhiata alla sua macchina sento fremere dentro di me il vecchio lupo delle steppa. In ogni attrezzo, in ogni ingranaggio, nell'equilibrio e nella precisione dei gesti di chiunque metta le mani su un motore c' è una traccia di questa passione immensa. La velocità fa parte di me, come il senso del limite. E non c' è ostacolo che non porti con sé il gusto della sfida: è proprio questa spinta che ci differenzia dagli animali. Dobbiamo essere migliori del giorno prima, sempre. Arrivare più in alto, correre più veloce, essere perfetti nell'esecuzione forse non sarà neanche possibile. Ma bisogna provarci lo stesso e non arrendersi mai: questa grande lezione che ho imparato, mi accompagna ogni giorno della mia vita.
SteppenWolf
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